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Nel nostro primo viaggio in Papua (ex lrian Jaya) nella capitale Merauke, tappa iniziale della nostra avventura verso l'interno, trovammo un grande padiglione di pannelli di legno scolpito destinato a divenire la futura sede espositiva dell'arte degli Asmat.


In quell'occasione fu impossibile visitarlo.

Trascorsero tredici anni durante i quali diversi viaggi in Papua ci fecero conoscere e ammirare le capacità artistiche degli abitanti della palude.

In un più lungo soggiorno in quell'affascinante territorio, facemmo nuovamente tappa a Merauke e avemmo l'opportunità di visitare il padiglione.
  


Lungo le pareti erano allineate decine di oggetti d'arte e di artigianato, le sculture degli Asmat, fatte da intrecci bizzarri di rette, curve, cerchi, intricati bassorilievi, immagini di simboli totemici. Le dimensioni variavano da poche decine di centimetri a diversi metri e sempre ricorrevano i colori tradizionali: il bianco, l'ocra e il nero. Erano tamburi, lance, borse e costumi in paglia, e soprattutto statue e pali degli antenati di varie dimensioni, scudi di guerra incisi con figure stilizzate.


Eravamo alla presenza della preziosa testimonianza di un lungo excursus storico di arte primitiva raccolta a Merauke nel corso di trent'anni dai più remoti villaggi dell'area, con l'obiettivo di valorizzare e far conoscere al mondo esterno l'arte degli Asmat.

È comprensibile come nel 1961, a soli 23 anni, Michael C. Rockefeller, neolaureato in antropologia ad Harvard, avesse perduto la vita per studiare e raccogliere quest'arte.

I pezzi raccolti nelle sue spedizioni, donati al Metropolitan Museum di New York, rappresentano oggi la parte più importante della Collezione di Arte Primitiva di quel museo.

Gli oggetti esposti provenivano da Sawa Erma, Senggo, Basman ai piedi della catena montuosa, e sulla costa Biwar Laut, Atsj e infine Agats, località sconosciute ai più ma non ai collezionisti e alle gallerie d'arte di Bruxelles, Parigi, Berlino e San Francisco.

Nomi che, per chi conosce la foresta pluviale e le paludi della Papua, evocano atmosfere di una natura forte e drammatica, nebbie mattutine, improvvise piogge torrenziali nel silenzio della foresta interrotto solo dal richiamo degli uccelli, qualche squarcio di azzurro nelle anse dei fiumi e poi le case lunghe dei villaggi sulle rive e quelle costruite sugli alberi nell'interno della giungla. Agats è definita una Venezia equatoriale - perché costruita su chilometri di palafitte con un'escursione delle maree che può raggiungere i cinque metri.

Il responsabile del museo ci spiegò che la competenza sul territorio Asmat era stata tolta alla città di Merauke e che l'amministrazione avrebbe dovuto in breve tempo liberarsi di quegli oggetti.


Senza la scultura che perpetua il contatto tra il mondo terreno e quello spirituale, il popolo Asmat si ridurrebbe ben presto come quello degli indiani d'America: un'attrazione per turisti priva di un'anima propria. Eravamo davvero soggiogati e sorpresi dalla vastità e dalla bellezza della collezione.
Da qui nacque il nostro progetto di rilevare, tutelare l'eredità culturale e dare testimonianza di quella popolazione il cui stile di vita ci ha affascinato.